
Gli investimenti privati nell’isola significano anche opportunità di lavoro per molti sardi e soprattutto giovani che credono nella transizione energetica.
L’installazione, la gestione e la manutenzione degli impianti di generazione da fonti rinnovabili richiederanno nuova forza lavoro. In particolare, le fonti rinnovabili richiedono un numero di addetti superiore rispetto agli impianti che sfruttano fonti fossili. Ad esempio, gli impianti fotovoltaici, a parità di potenza installata richiedono un numero di addetti per la gestione e la manutenzione cinque volte superiore rispetto agli impianti da fonte fossile.
L’elettrificazione dei consumi finali peraltro creerà nuovi sbocchi occupazionali, ad esempio nell’efficientamento energetico degli edifici o nel riutilizzo delle batterie usate nei veicoli elettrici (second-life), oltre alle posizioni di lavoro direttamente richieste dalla Le stime ritengono necessari circa 38.000 posti di lavoro al 2030 e 57.000 al 2050 direttamente coinvolti nella filiera della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. La filiera creerà nuovi posti di la voro indiretti (pari a quelli diretti) e indotti (quasi il doppio rispetto a quelli diretti). Le posizioni lavorative legate all’efficientamento energetico degli edifici possono arrivare sino a 60.000 posti di lavoro al 2050.
In conclusione, sommando le figure richieste nell’ambito della produzione e dell’efficientamento energetico degli edifici si stimano sino a 54.000 figure richieste al 2030 e oltre 110.000 figure al 2050. In questo contesto, è fondamentale ricordare l’importanza della formazione scolastica, universitaria e professionale, con attenzione particolare ai programmi di Lifelong learning della popolazione attiva con finalità di up-skilling e reskilling dei lavoratori impegna ti in settori che dovranno essere abbandonati a causa della transizione energetica.